mercoledì 21 dicembre 2011

SELasinistra... una proposta del gruppo RIPRENDIAMOCI LA POLITICA di Roma e del circolo SEL di Salerno MIRIAM MAKEBA

Serve ancora la politica? Serve ancora la sinistra?
Noi pensiamo di si e vogliamo costruirla, insieme.

Contro l’attacco alla democrazia e il massacro sociale portato avanti dal Governo Berlusconi è cresciuta una nuova domanda di partecipazione che ha avuto come protagoniste la società civile e i movimenti. Attraverso le mobilitazioni dello scorso anno, dalle fabbriche al mondo della conoscenza, dalla campagna referendaria alle primarie, dalle elezioni in tante città alla crescita dell’indignazione, sono emerse grandi risorse che, nella nuova stagione dei governi tecnici e del dominio “naturale” della finanza, rischiano di non essere colte.
Oggi, l’idea che sta accomunando la componente più moderata e quella più radicale delle coalizioni di centrosinistra é che la fedeltà alle proprie idee implichi la rinuncia ad assumere responsabilità di governo. Questa strada condanna le ragioni della sinistra alla marginalità e cancella ogni possibilità di aprire una nuova fase di trasformazione che accolga la sfida del governo per incidere sui processi e sulle condizioni di vita delle persone.
La proposta di SEL sollecita molte speranze, anche perché afferma che si può realizzare una politica utile, capace di trasformare, ascoltare, immaginare, inventare ed includere, che recuperi un rapporto con la vita delle persone. Le primarie per l’individuazione dei candidati sono state il simbolo di una irruzione delle intelligenze e delle domande che crescono nella società per trasformare la politica dei partiti e per far saltare le barriere che li hanno troppo spesso separati. Oggi questo messaggio deve articolarsi in pratiche quotidiane che prima e oltre il momento elettorale reinventino forme di  partecipazione e contestino l’ineluttabilità del dominio della finanza.
La proposta di Sinistra Ecologia Libertà rappresenta una straordinaria occasione di cambiamento per il Paese, nonostante le tante difficoltà e pericoli. Personalismi, vecchi vizi di autoconservazione del ceto politico, pratiche politiciste, limiti nella trasparenza delle forme di gestione e di costruzione delle scelte e degli orientamenti sono i rischi che abbiamo dinnanzi e che dobbiamo contrastare, per realizzare una politica utile, capace di incidere, ascoltare, immaginare, inventare ed includere. Come? Innanzitutto mettendoci in ascolto. Dobbiamo aprire porte e finestre, perché esiste una grande “politicità” nella società che si organizza nelle realtà locali, nelle associazioni e nelle relazioni quotidiane.

SE LA SINISTRA è un’iniziativa che nasce dal desiderio di incontrarsi, dialogare e fare ricerca comune tra circoli e gruppi tematici di SEL, associazioni, comitati, collettivi e altre esperienze che producono senso condiviso, strumenti di analisi, proposte, pratiche di trasformazione. Perché crediamo che la politica sia anche questo: costruire senso condiviso intercettando letture plurali della realtà, elaborare parole comuni per dare voce a bisogni, domande e frustrazioni, guardare ai movimenti e a quello che si muove nella società: riconoscere la propria non autosufficienza è la prima condizione per coinvolgere, incuriosire, ritrovare il piacere di stare assieme e costruire una “buona politica”.
Partecipa e creiamo occasioni su tutto il territorio nazionale, per condividere contenuti e pratiche per sedimentare esperienze politiche e riflettere, insieme, sui loro limiti. Ricominciamo a discutere. Vogliamo praticare il confronto, sostenere la pluralità delle interpretazioni e intersecare le letture, le esperienze, le generazioni e le culture politiche di sinistra. Vogliamo sollevare interrogativi e dubbi, esplicitare le tensioni e le contraddizioni all’interno di una sinistra che si divide senza spiegare il perché. Solo dialogando e riconoscendo le differenze che ci attraversano possiamo, paradossalmente, riunirci.

In questa nuova stagione abbiamo molto da discutere e da capire insieme:

1)      Il governo della destra ha mostrato la sua crisi, l’autonomia politica sembra definitivamente aver lasciato il passo all’autorità della finanza, come costruiamo una proposta radicale, che sia vicina ai movimenti, alla ricchezza delle esperienze sociali, e sia credibile nella prova di governo?
2)      In questo nuovo scenario, come ci prepariamo a vincere per governare ed a governare per trasformare?
3)      Da questi valori - e da quali parole chiave che li riassumono - dobbiamo ripartire, nel concreto della nostra attività politica quotidiana?
4)      Che “forma” deve assumere SEL, per ascoltare e misurarsi con l’altro, nell’era liquida dei social network e della precarizzazione delle vite?

Ragioniamo assieme su quali strumenti e buone pratiche devono caratterizzare SEL, nata con l'ambizione di andare oltre le tradizionali forme partito, perché essa diventi uno spazio in cui tutti e tutte possano sentirsi a casa, con la stessa cittadinanza, uno spazio nel quale la curiosità reciproca per le differenti culture politiche sia più forte delle appartenenze, uno spazio in cui trasparenza e partecipazione non siano parole vuote, ma condizione per costruire la qualità della politica.

Avviamo un percorso:
DISCUTIAMO, raccogliamo idee, proposte e riflessioni attraverso le risorse web, attraverso incontri e assemblee, per avviare un percorso di conoscenza e approfondimento.

Una proposta di : Circolo SEL Miriam Makeba di Salerno, Riprendiamoci la politica di Roma
Per partecipare, proporre e contribuire SCRIVERE UNA EMAIL A:  selasinistra@gmail.com


venerdì 16 dicembre 2011

I TANTI NEMICI DAL VOLTO NON UMANO di Monica Pasquino

Quando mi riferisco al volto, non intendo solo il colore degli occhi, la forma del naso, il rossore delle labbra. Fermandomi qui io contemplo ancora soltanto dei dati; ma anche una sedia è fatta di dati. La vera natura del volto, il suo segreto sta altrove: nella domanda che mi rivolge, domanda che è al contempo una richiesta di aiuto e una minaccia.
Emmanuel Lèvinas 

Di recente, in Europa, non solo in Italia, si è assistito all’intensificarsi di manifestazioni violente e collettive di razzismo. Le cronache di queste vicende si assomigliano tutte.
In ogni storia c’è un nemico dal volto non umano, l’ombra che mette in pericolo la forma di vita “comune” e che viene colpita:le persone straniere, migranti, zingare, mendicanti, omosessuali e transessuali. Il processo di stereotipizzazione, che arriva fino alla disumanizzazione dei soggetti subalterni o minoritari, è la precondizione che rende socialmente accettabile gli atti di ingiustizia, violenza e discriminazione verso queste (ed altre) soggettività. A pochi giorni dall'attacco al campo rom di Torino, la strage dei due senegalesi a Firenze, Samb Modou e Diop Mor, è solo l’ultimo episodio archiviato nel libro delle cronache.

Tutte le cronache si assomigliano anche per un altro aspetto: i fatti che raccontano avvengono in un clima di paura alimentato dai processi europei di illegalizzazione. I Paesi Membri dell’Unione Europea portano avanti da anni politiche che rendono sostanzialmente impraticabile, per la maggior parte dei migranti, la possibilità di diventare immigrati regolari: vite che diventano “clandestine” attraverso un atto legale e che sono continuamente evocate come pericolo sociale. Oltre che essere privi di diritti e tutele concrete, minacciati costantemente dall’espulsione, i clandestini si affacciano sul mercato del lavoro come soggetti vulnerabili e ricattabili, svolgendo mansioni che i nativi giudicano pesanti o umilianti.

Tutte le cronache si assomigliano. Soprattutto qui in Italia, dove da tempo nei discorsi istituzionali, politici e mediatici, si rinforza il frame immigrazione = invasione = minaccia per l’identità collettiva. La difesa del nostro posto di lavoro e dei nostri privilegi, la retorica della sicurezza e del decoro, la preservazione della cultura nazionale e dell’identità dell’Europa “cristiana-liberale-democratica”: questi sono i leitmotiv che producono senso comune e contribuiscono alla (ri)produzione della determinazione fenotopica del nemico dello Stato-nazione da mettere al bando. Abbiamo già assistito troppe volte anche all’apparizione del fantasma dello stupro e all’uso strumentale delle donne per rafforzare narrazioni che contrappongono il “noi” al “loro” e per promuovere atteggiamenti sospettosi quando non dichiaratamente razzisti.
Dando sostanza alla figura del migrante come nemico, la reiterazione nella scena pubblica del discorso sulla sicurezza contribuisce alla criminalizzazione dei cittadini stranieri. Dal momento che il discorso pubblico concorre a costituire i soggetti sociali e gli eventi storici tanto quanto le basi materiali o economiche, esso fornisce la giustificazione per una politica intransigente di controllo dei flussi alle frontiere e per l’instaurazione di uno stato di sorveglianza e mina le fondamenta del principio di eguaglianza e del diritto di libero movimento degli individui.

Come accade in ognuna di queste cronache, la banalità del male affonda le sue origini anche in un inquietante, basilare paradosso: il soggetto normale – e quindi universale - tutelato e garantito in quanto tale, si sente legittimato a colpire l’altro, il suo competitor, per difendere e riconfermare la propria (unica) universalità. Le aggressioni si realizzano in modo individuale (parole, atti oltraggiosi, violenze), con livelli ovviamente diversi di responsabilità e gravità, ma non solo, anche attraverso forme di controllo politico, attraverso la diffusione su larga scala di descrizioni stereotipanti, attraverso l’introduzione di norme discriminatorie, che alimentano nuove terribili storie e nuove  vergognose cronache.

La paura di perdere diritti e denaro è reale, ma è generata dalla governance finanziaria e dal capitalismo globale, dalle politiche populiste, dalla crisi economica, non certo da soggetti che, in tutti i sensi, vivono ai margini della società. Per proporre un’alternativa a questa narrazione, ben interpretato dalle destre e spesso anche da segmenti importanti del centro-sinistra, dobbiamo ribaltare il piano: non più piccole eccezioni al diritto e alle politiche universalistiche, rivolte alle singole minoranze, che creano un piano di discriminazione positiva, ma una politica pubblica che sia rivolta a un soggetto plurale, aperto, che non si presume più maschio, nativo, eterosessuale e che non si arroghi più il diritto di ferire in quanto uomo “normale”.

Ogni vittoria - sul versante legislativo e sul versante delle politiche pubbliche – ottenuta da una cosiddetta minoranza” travalica il proprio senso particolare se non rimane indipendente e isolata, ma diventa parte di una critica fondamentale e generale all’approccio universalistico.
Quando una minoranza per il riconoscimento dei propri diritti e per difendere la propria esistenza, sta lottando per essere considerata come appartenente alla comunità umana e per questo deve esplicitare il portato rivoluzionario del suo obiettivo: attuare una trasformazione sociale del significato stesso di persona, estendere i limiti attraverso i quali si articola il concetto dell’umano.

Lottiamo per il pieno diritto di cittadinanza di  tutt* e apriamo la categoria dell’umano a nuove declinazioni.
Restiamo umani, direbbe un vecchio amico.


lunedì 12 dicembre 2011

Genere e politica nel tempo della crisi: lavoro, diritto, democrazia

Un incontro per approfondire e discutere i temi al centro della crisi mettendo a confronto saperi, esperienze e generazioni diverse di donne e uomini.

Introduce: Gemma Azuni (Capogr. Gruppo Misto -SEL Roma Capitale)

Relatrici: Fulvia Bandoli (SEL), Cathy La Torre (avvocata), Antonella Picchio (economista)

Intervengono: Caterina Botti (filosofa), Monica Crinnà (Pres.Comm.Elette Roma), Martina Giuffrè (antropologa), Paola Masi (Casa I. delle donne), Valentina Rinaldi (SEL), Claudio Vedovati (Maschile Plurale), Monica Pasquino (Riprendiamoci la politica).

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Di fronte alla crisi delle forme di rappresentanza e dello stesso statuto fondativo della politica come luogo del governo della società, nella stretta del discorso economico, il contributo del sessuato riemerge come una risorsa, una chiave di pensiero e azione dalla quale ripartire.

Affronteremo in particolare i seguenti nodi tematici:

- Produzione e cura: lavoro, lavori, i beni, le vite, gli individui, la società. Quali politiche pubbliche?
- Il lavoro in Consiglio Comunale, le politiche comunali e le direttive europea: cosa possiamo fare da elette, nelle istituzioni locali, per contrastare l’esclusione sociale e combattere le discriminazioni di genere, razza, etnia, religione, età ed orientamento sessuale?
- Critica della democrazia, la presenza femminile esclusa storicamente dalla politica, quando vi accede ne mostra i limiti, i paradossi e le contraddizioni.
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Evento a cura del Gruppo Misto -SEL ROMA CAPITALE, in collaborazione con Associazione di promozione sociale Scosse, Collettivo Riprendiamoci la politica e Fondazione CRS.